Roads Untraveled: Reincarnation

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  1. Nate
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    Oltre il tempo e lo spazio. Oltre i limiti della scienza e della comprensione umana.
    Noi viviamo oltre le stelle e i pianeti lontani. Noi siamo anime eterne. Esistiamo da tempo immemore.
    Viaggiamo da così tanto che non ricordiamo più il nostro vero nome. Dalla guerra degli dèi, ah quanto tempo è passato.
    Ancora ci cerchiamo, le nostre mani tese l'uno verso l'altra. Oggi e domani. Sempre.
    Un giorno ci incontreremo ancora.

    Era una fredda giornata di Dicembre. Capodanno era il nome con cui i Purosangue chiamavano questo giorno. Era notte. Una notte molto fredda e priva di stelle, triste eppure così bella. C’era così tanta gente. Gli artifici parlavano, cantavano inni gioiosi, finalmente liberi. Kiyoshi 08 si sentiva felice. Cos’è la felicità? La felicità è Alleluia, gli avevano risposto. Kiyoko 08 era al suo fianco, si tenevano per mano. Mancava poco, presto li avrebbero fatti salire sull’Arca. Era tutto così religioso e mistico. Kiyoko sorrideva e così faceva lui. Il suo cuore batteva forte. Stava provando emozioni? Era Alleluia o Kiyoko a renderlo così felice? Si era dimenticavo il lavoro che pareva infinito, i giorni identici gli uni agli altri. Due guardiane si voltarono nella direzione dell’artificio al suo fianco. Kiyoko stava per partire. «Promettimelo… promettimi che resteremo insieme anche quando saremo arrivati!» si voltò per guardarlo. «Te lo prometto. Sarai il primo artificio che guarderò una volta approdato» sorrisero entrambi. Kiyoko entrò nell’Arca. Passò qualche mlidinuto. Le guardiane tornarono e chiamarono il prossimo, Kiyoshi entrò nell’Arca. Lo fecero sdraiare su un letto metallico. Gli posero un casco sulla testa per rimuovere il collare. Presto sarebbe diventato come un purosangue. Presto l’avrebbe rivista. Presto… molto…p...r…e…s…t…

    [...]


    Silenzio. L'arca è gelida nel suo cuore. Nessuno parla. Silenzio.
    Si aziona un marchingegno e un altro si attiva a catena. Parlano solo le macchine.
    Si sente un rumore metallico, vapore. Ed ecco Kiyoko che è uguale a Sonmi che è uguale a Yoona. Nella morte tutti sono uguali. Aggrappata a una trave vi era una creatura. Era un uomo e una donna. Un uomo e un demone. Il suo cuore era diviso a metà e il suo volto era duplice allo stesso modo. Lunghi capelli scarlatti e neri come la pece. Un unico sorriso. I suoi occhi luccicavano. Aveva grandi ali nere. «Nutrite il Leviatano. Nutrite il Leviatano. Nutrite il Leviatano» continuava a ripetere. Lentamente emersero altri occhi rossi. «Nutrite il Leviatano» la loro voce era melodiosa come quella dei bambini. «Nutrite il Leviatano» ma nessuno poteva sentire la loro voce.
    Nell’arca c’era solo il silenzio. Il cibo non parla.
    In silenzio, il traditore pianse lacrime di sangue. Poi rise. Rise piangendo. Mentre li guardava nutrire il Leviatano. Ma poi tornò a guardare Kiyoko e Kiyoshi. «Uccidete il Leviatano» sentenziò.
    Il cibo talvolta poteva essere velenoso.

    [...]

    Era tutto come aveva previsto. Il Dio dai Mille Volti osservò il ragazzo cadere. L'amore conduce alla morte peggiore.
    Ma la vera guerra doveva ancora iniziare. Creò due avatar. Il primo era l'amante, il rosso ucciso dall'angelo oscuro, fedele fino alla morte. Il secondo era il subdolo traditore, l'angelo nero che aveva voltato le spalle ai propri compagni. I due si erano uccisi fra loro alla fine, lui era rimasto a guardare, dando il colpo di grazia a quello messo meno peggio. Ora li guardava, davanti a lui, rinati grazie ai suoi poteri. Il Dio dai Mille Volti scomparve, lasciando a entrambi un'eredità. Il traditore ereditò la sua capacità di trasformarsi in ogni creatura dalle sembianze umane. L'amante ereditò la forza e la capacità di sopravvivenza. Il Dio scomparve nel nulla e da allora nessuno lo rivide.

    Il traditore però si divise a propria volta in due parti, il ragazzo che amava i propri compagni e l'angelo caduto nato dalla morte del primo nella cattedrale. Il ragazzo uccise l'angelo nero e salvò i suoi amici sacrificandosi, rimanendo però confinato nel mondo degli dèi. Dell'amante non si seppe più nulla. Passarono anni, secoli e millenni. Ci furono guerre e conquiste, il mondo cambiò radicalmente e l'uomo dimenticò gli dèi.

    Era un Messia, un falso Messia. All’interno di una cupola Shadow era nella posizione di un uomo crocefisso. Aveva buchi nella pelle e tubi all’interno della carne. Era bianco e scheletrico. I suoi occhi erano di un verde spento, ma non si erano ancora chiusi. Combatteva una guerra da anni, da decenni. Contro gli umani che rivendicavano il dominio sulla Terra. Il suo corpo cedeva, ma la sua volontà no. La cupola era trasparente e il Leviatano poteva vedere il panorama al di fuori di essa. C’era un tempo in cui la cosa lo estasiava, poi era diventato odio e disgusto e ora non c’era più nulla. Umani e artifici venivano utilizzati giorno dopo giorno per nutrire il suo corpo poiché non era nemmeno in grado di muovere le proprie labbra. Era un miracolo della scienza: centinaia di creature venivano uccise per farlo vivere ancora un altro giorno. A un metro di distanza c’era un ragazzino che non aveva bisogno di Sapone per sopravvivere. Gli raccontava ogni ora una storia. Shadow non sapeva se fosse giorno o notte, ormai non aveva importanza visto che non dormiva mai. Quando la macchina si sarebbe fermata, per lui sarebbe stata la fine. Non sapeva chi fosse il ragazzo di fronte a lui, forse se l’era dimenticato, forse era solo una sua visione creata dalla propria mente.

    Dalla cima di un grattacielo lontano, un ragazzo dai capelli rossi circondato da un plotone di uomini in armatura guardava l’enorme edificio di Shadow. Fece un cenno con la mano e i soldati si gettarono dal tetto, comparendo nuovamente a qualche metro di distanza grazie ai propulsori collegati alla loro corazza. Era giunta la fine dell’impero di quel folle. Alle porte della costruzione di Shadow scoppiò una battaglia violentissima, gli artifici erano stremati per qualche strana ragione e l’assedio fu semplice come tagliare un pezzo di burro con un coltello arroventato.

    Shadow sentiva il rumore della fine. Erano arrivati? Spari, urla. Silenzio. Passi. Spari. Silenzio. Urla disperate. Silenzio. Silenzio. Silenzio. Il ragazzino guardò in basso. «Non piangere» non stava piangendo. Shadow non piangeva mai. «Non temere la morte» la sua voce assunse un tono differente, quasi metallico. «La fine è inevitabile» ora femminile. Non riusciva a ricordarla. Una donna che cantava nell’Arca. Non riusciva a togliersi quell’immagine dalla testa. Ma cosa significava? Il ragazzino alzò il volto e Shadow vide la faccia di una donna bellissima. La stessa che aveva immaginato. Anche il suo corpo mutò, assumendo le fattezze di una donna. Si alzò in piedi e schioccò le dita. Diverse crepe si aprirono sulla cupola. Le schioccò ancora. In mille pezzi. Lui era ancora tenuto fermo dai tubi che erano diventati come ossa secondarie. Sotto di lui decine di metri di vuoto e artifici e uomini appesi. Di fronte a lui una donna con ali nere. «Ne è passato di tempo» non ricordava. «E pensare che morirai come allora» non capiva. «Eppure… non riesco a capire… a distanza di secoli…» non immaginava. «Chi sei di loro due» di trovarsi davanti proprio lui. Schioccò una terza volta le dita. Gli artifici e gli uomini utilizzati per mantenere Shadow in vita divennero polvere. Lo guardò negli occhi per l’ultima volta. Schioccò le dita.

    Nutrire il Leviatano. Uccidere il Leviatano.
    Essere il Leviatano.
    L'amante nutre. Il traditore uccide.
    Chi è il Leviatano?

     
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